Il craps non sarà il gioco da tavolo più popolare del casinò, questa peculiarità sembra appartenere al blackjack, ma è certamente il più divertente.

Se passate vicino a un tavolo da craps pieno di gente in una serata qualsiasi, percepirete immediatamente un incredibile senso di energia nell’aria.

Sembra quasi che il tavolo, e con lui tutti quelli attorno, sia sospeso in aria mentre i giocatori chiamano i punti che devono uscire e si augurano che non escano i diabolici 7, tranne ovviamente nel lancio di come out, in cui i 7 e gli 11, lo sapete amici lettori, fanno automaticamente vincere.

Ma fate attenzione, perché se i dadi fanno uscire i numeri giusti l’intensità emanata dalle persone attorno al tavolo sarà abbastanza forte da provocare emozioni uniche!

La storia del gioco e la mia storia al tavolo

Non mentirò, di base ho sempre evitato questo gioco così antico, che si dice abbia origine nel XII secolo, quando è stato creato in Arabia e portato in Europa dai mercanti attivi anche in quelle zone.

Secondo una storia delle origini del craps molto più divertente, è stato creato da soldati romani che usavano le zampe di porco come dadi e gli scudi come tavoli, ben sapendo che la miglior puntata del craps è anche la più noiosa: fare una puntata sulla linea del pass prima che inizi il primo giro di lancio dei dadi e poi aggiungerci le odds, che pagano senza un vantaggio del casinò se e quando esce il punto scelto.

Ma, ripeto, giocare così non è troppo simpatico. Quelli che si divertono davvero sono quelli che lanciano fiches per tutto il tavolo, chiamando puntate su diversi numeri e sul field e puntando sul fatto che usciranno numeri casuali e chi se ne importa se le probabilità di vincere sono pessime.

La prima volta che ho giocato davvero a craps? Ero a Tunica, Mississippi, e lavoravo sulla storia di una giocatrice che contava le carte e che incredibilmente (considerando che il suo obiettivo era ottenere un vantaggio giocando a blackjack) era un’appassionata di dadi.

Abbiamo incontrato un gruppo di persone che giuravano di poter influenzare il modo in cui atterrano i dadi.

Ma alla fine è andata raramente così, io ho lasciato il casinò con le mie tasche più leggere, e per fortuna le capacità della mia compagna di gioco nel contare le carte mi hanno aiutato a tenermi più o meno in piedi mentre i 7 uscivano puntualmente al momento sbagliato.

Battere i dadi

Non molto tempo dopo ero a Las Vegas, a pranzo con il grande giocatore di poker Billy Baxter. Quella mattina mi avevano detto che un altro gruppo di persone, anche loro convinte di avere un modo per battere i dadi, era arrivato in città.

Anzi, per la precisione, questo gruppo era al Bellagio, esattamente il posto in cui noi eravamo a pranzo.

Ho suggerito a Baxter di unirsi a me in una passeggiata verso i tavoli da craps, non distanti dal ristorante. Lui mi ha ascoltato e ha detto “i casinò sono gestiti da responsabili così paranoici che non lasceranno che un gruppo di persone arrivi e batta il loro gioco con i dadi. Non ci credo”.

Quindi mi sono incamminato da solo e, qualche centinaio di dollari dopo, ho dovuto ammettere che aveva ragione. Ma non doveva andare per forza male e, se hai un bankroll abbastanza ampio, sai negoziare buoni sconti sulle perdite con il casinò e capisci le soglie matematiche, giocare ai dadi può essere una forma di advantage play.

Solo che onestamente il mio livello di gioco non si sposa esattamente a questa descrizione.

Nonostante questo, ci sono state occasioni in cui si potevano vincere dei soldi, che però sono stati lasciati sul tavolo a causa della mia timidezza.

La volta peggiore di tutte? Quella volta in cui stavo lavorando a una storia su George Maloof e i suoi fratelli, che all’epoca erano i proprietari del Palms.

Mi hanno invitato a giocare con loro, siamo andati al vecchio Las Vegas Hilton e siamo arrivati al tavolo dei dadi, dove hanno salutato il pit boss che conoscevano per nome, hanno comprato qualche marker e in men che non si dica hanno impilato parecchie fiches di alto valore davanti a loro.

Viste le mie esperienze passate, non ero molto entusiasta di giocare, ma non volevo neanche sembrare un vero guastafeste. Quindi ok, ho fatto un buy-in da 100 euro e ho lanciato qualche fiches da 5 euro su numeri casuali.

Probabilmente le mie puntate erano al di sotto del minimo del tavolo, ma i Maloof erano high roller di così alto livello che persino un amico un po’ taccagno (cioè io) poteva permettersi di salvarsi puntando meno del minimo.

La magia dei dadi

Mano calda

Uno dei fratelli ha suggerito che fossi io il primo a lanciare. Sembrava ragionevole. Ma non potevo sapere che stavo per avere la mano calda, un qualcosa che succede una volta sola nella vita, e che avrei lanciato i dadi come se Dio in persona stesse guidando la mia mano destra.

Ho fatto punti, ho fatto uscire i numeri giusti, ho fatto uscire i 7 nei lanci di come out.

Stava per fare compagnia ai protagonisti dei lanci entrati nella storia: la gente attorno al tavolo era impazzita, c’era chi mi dava le pacche sulle spalle tra un lancio e l’altro, mentre una donna mi ha dato un bacio sulla guancia e mi ha abbracciato. Ho continuato a fare le mie puntate con fiches rosse, mentre i Maloof lanciavano fiches nere e viola, puntando centinaia di dollari ogni volta.

Alla fine, ovviamente, la serie è finita, come accade a tutti, ma i fratelli hanno vinto così tanto che uno di loro mi ha lanciato una fiche gialla per il disturbo. Valeva 1000 euro e io ho protestato, perché mi sembrava troppo.

Ma lui ha insistito perché la tenessi e mi sembrava che fosse un milione di dollari, ed era affascinante come il personaggio di Sharon Stone nel film Casinò. Senza considerare che grazie alla sua mancia probabilmente ero in attivo di 1500 euro.

Dal controllo dei dadi al comico che gioca d’azzardo

Ho perso un’occasione simile quando ho scritto una storia su Stanford Wong, teorico del gioco d’azzardo, della matematica applicata al casinò e advantage player. Aveva appena pubblicato un libro sul controllo dei dadi e voleva mostrarmi quello che sapeva fare.

La prima notte è andata malissimo, con Wong che insisteva che il tavolo fosse troppo piatto. La mattina dopo ci siamo incontrati al vecchio Las Vegas Club (che successivamente è stato abbattuto ed è rinato con il nome di Circa).

Lì ha messo su uno spettacolo di lancio dei dadi, vincendo così tanto che i croupier stavano sudando e sono stati sostituiti, mentre i giocatori scherzavano dicendo che avrebbero visto l’alba dal fondo dei vassoi svuotati dalle fiches. Avrei potuto ripulire il casinò come ha fatto Wong

Sì. L’ho fatto? Beh, no, anche stavolta la mia timidezza ha avuto la meglio.

Quando poi mi sono ritrovato a scrivere una storia sul comico Norm Macdonald, famoso per essere un giocatore d’azzardo un po’ folle, non avevo più il coraggio di giocare a dadi. Non l’ho fatto e, decisamente, è andata bene così.

Ero accanto a Norm e ho visto quello che lui chiamava “il sistema del pensionato”, con cui scommetteva sulle puntate don’t (quindi puntava assieme al casinò) fare a pezzi metà del suo bankroll da 40mila euro (al resto ci hanno pensato il blackjack e le puntate sullo sport).

Meno di 48 ore dopo, mi ha pregato di prestargli 10mila euro così che potesse continuare a giocare e io ne ho tirati fuori 1000, che sono finiti immediatamente nelle casse del casinò.

Ma Norm era un uomo d’onore e mi ha ripagato subito con un assegno e con un bigliettino con scritto “curare è meglio che prevenire”.

Incassare al tavolo da craps

Avevo lasciato stare il craps, quando mi è arrivata la chiamata di un uomo che è considerato uno dei migliori advantage player del mondo. Era impegnato a giocare a craps e aveva bisogno di qualcuno che puntasse per lui.

Ero interessato a unirmi a lui e alla sua squadra? Certamente. Anzi, ho subito prenotato il mio volo per la città del Midwest in mezzo al nulla più vicina al posto in cui stava giocando.

Nonostante il gioco fosse craps, veniva giocato con le carte invece che con i dadi e questo AP aveva un sistema funzionante per batterlo.

Dopo nove giorni sono riuscito ad andarmene con un profitto a quattro zeri. Era una bella cifra, in grado di ripagarmi di tutte le mie pessime esperienze con il craps. Quindi, a questo punto, cosa ne penso di questo gioco?

Diciamo che sono contento di fare... raffreddare i dadi e per giocare al casinò che aspetto che il mio telefono suoni un'altra volta, con il mio amico AP dall’altra parte della cornetta.

Michael Kaplan è giornalista e vive a New York City. Ha scritto molto sul gioco d'azzardo per pubblicazioni come Wired, Playboy, Cigar Aficionado, New York Post e New York Times. È autore di quattro libri tra cui Aces and Kings: Inside Stories e Million-Dollar Strategies sui più grandi giocatori di poker. Si dice che a volte giochi d'azzardo pure lui...